2004
L'eterno battito del tempo
La festa di San Michele è da sempre un evento pieno di valori, che ognuno di noi ha ereditato ed ogni volta si ripresentano più forti che mai. È la festa di un paese, della sua gente e pertanto ricca di storia e di tradizione. Già, la nostra tradizione, genuina, semplice ma decisamente rigogliosa, maestosa, penetrante. Nasce dalla forza e dall'orgoglio del nostro popolo e per vivere non ha bisogno di chissà quale abbellimento, può sopravvivere anche con il solo ricordo. È il cuore del nostro sentimento anche se spesso le nuove generazioni la considerano qualcosa di vecchio, di passato e quindi non più rapportabile con il nostro tempo. Ci rivolgiamo, quindi, in particolar modo ai giovani del nostro paese, come noi, che hanno commesso il grande errore di riporre la tradizione nel loro più profondo inconscio. Per farlo abbiamo deciso di inventarci un semplice GIOCO. L'obiettivo di questo gioco è quello di liberare la tradizione, che abbiamo simbolicamente rinchiuso all'interno del Campano, il monumento tra i più vecchi della nostra terra. Abbiamo usato come piano da gioco la nostra piazza sulla quale si muovono quattro sentinelle ognuna di esse custode dei tesori della nostra tradizione. La Natura, ci ha da sempre protetto con la forza del suo ammaliante silenzio. La Storia, che ha creato quel bagaglio culturale che tutti portiamo con tramandandolo ai nostri figli nello stesso modo in cui ne siamo stati fatti partecipi. LaSuperstizione che con il suo contorno evanescente e magico, proprio di un tempo che fu nasce dal nostro ingegno e influenza il trascorrere dei nostri giorni e L'Arte, colei che rappresenta la nostra parola, la nostra fantasia. La scelta di questi elementi, a chi carmignanese non lo è, potrà sembrare alquanto bizzarra ma credeteci tutto questo è Carmignano.
Come detto abbiamo deciso di rivolgerci soprattutto ai giovani del nostro paese e per farlo abbiamo unito la nostra idea del gioco a quella di un musical. Proprio così vi racconteremo il nostro gioco interamente con interventi cantati sicuri che attraverso la musica il nostro messaggio possa giungere in modo più mirato ai nostri diretti destinatari. Percorreremo quindi questo viaggio insieme riascoltando la voce della nostra storia, della nostra natura, della nostra superstizione, della nostra arte e solo allora udiremo il dolce grido della nostra tradizione che legata da pesanti catene ci attenderà al termine del viaggio per tornare ad essere libera. Alla conclusione del gioco, capirete che la vostra tradizione non hai mai smesso di vivere, anche se lasciata in disparte non ha mai smesso di pulsare perché il suo battito è"L'Eterno battito del tempo".
La sfilata si apre con la figura della nostraTradizione. Il suo ingresso nella piazza, che noi abbiamo scelto come nostro naturale piano di gioco, non è certo maestoso, il suo procedere è lento, sommesso ed il tono della sua voce, fragile ma penetrante, è quello di colei che non sa il perché del suo destino ma sa che al suo interno esistono ancora quelle emozioni, che, come nel passato, possono colpire le verità del cuore. Subito dietro fanno il loro ingresso quattro figure. Non hanno un'identità ben definita, solo più tardi si capirà che non sono altro che le quattro anime delle sentinelle che infatti le seguono. Sono gli elementi principali della nostra terra, imponenti e solenni, si avvicinano lentamente alla tradizione per duettare con lei e segnare l'inizio del gioco. Portano i valori del nostro passato: l'Arte, la Superstizione, la Storia e la Natura. Queste quattro sentinelle sono pronte ad accompagnarci nel vorticoso viaggio, pronte a darci il coraggio di recuperare ciò che abbiamo smarrito.
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La prima che si fa avanti, mentre le altre abbandonano la piazza, è la Natura colei che ci narra l'origine di questa terra, quando tutto era ricoperto da un'immensa distesa di acqua. Si, milioni di anni fa qui regnava il mare e quel mare che ha dato origine alla nostra civiltà oggi dà il via al nostro gioco. Eccolo che appare; è rappresentato da trenta figure, si muovono sinuosamente come le onde che si rincorrono una dietro l'altra. Una distesa di tonalità azzurre invade la piazza ma la calma apparente dell'inizio all'improvviso si interrompe e lentamente quella placida e immensa distesa di acqua abbandona la piazza. Proprio così in poco tempo quel mare indietreggiò e dietro di lui emerse una meravigliosa ed incantata natura.
Ed ecco che dal mare escono le figure della nostra natura che rappresentano l' opera d'arte naturale più importante, il Montalbano. Dipinte dai colori della terra ci trascinano in una vorticosa danza, sostenute da dieci figure che dolcemente ondeggiano intorno a loro simboleggiando quel vento che da sempre per noi è sinonimo di unione fra generazioni. Sono capeggiate da una figura maschile, l'Anima di Carmignano, che vive nel più piccolo germoglio, che in sé racchiude forza e passione. Al termine della danza, la natura si prepara a lasciare il posto ad un'altra sentinella della nostra tradizione che con fare autoritario e solenne si posiziona al centro della piazza. E' la Storia.
Stasera per aiutarci a riscoprire la tradizione ha deciso di riportarci indietro nel tempo, quando su queste verdi colline sorgevano gli insediamenti di uno tra i più gloriosi popoli della storia, gli Etruschi che hanno dato origine alla nostra civiltà e da cui, sviluppati poi nel tempo, si rifanno i nostri usi e costumi. Una realtà misteriosa e magica che con l'aiuto dei suoi sacerdoti si avvaleva dei lampi del cielo o del fuoco per prevedere le sorti del suo futuro. Già, il fuoco, simbolo di forza dei guerrieri etruschi ma soprattutto emblema, con il suo colore rosso ardente, della sacralità che rimanda al culto del pianeta marte. Ed ecco che sulla piazza fa il suo ingresso un imponente tempio, la struttura architettonica più importante di questo popolo fortemente religioso, unito a sette colonne azzurre, simbolo dei sette mari solcati da questa civiltà di navigatori e seguito da otto sacerdotesse che trainano pesanti strutture al cui interno geme il sacro fuoco. Ed è proprio quel fuoco che all'improvviso invade la piazza. Le sacerdotesse abbandonano i grandi mantelli ed iniziano una travolgente danza intorno alla storia che racconta le vicissitudini dei nostri antenati. In quell'ardente folgore è riposto il calore della nostra terra ed oggi il suo bagliore ci infonde amore e rispetto per le nostre origini. È il rinascere delle fiamme, rappresentate da bambini che escono dai mantelli, che ci dà fiducia nelle nostre capacità, che ci dà il coraggio di continuare questo gioco per recuperare la nostra tradizione.
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Ed è cosi, che dopo la follia del momento, lentamente la storia si appresta a lasciare il posto ad un'altra sentinella del gioco che quasi in punta di piedi, ma con la sua semplice vanità chiede l'attenzione di tutti noi. È l' Arte.
Fin dall'inizio ammette di essere solo guardiana, con la sua mano protettrice, di un bene che non le appartiene ma che è proprietà di tutti noi. Un bene che in sé raccoglie tutte le opere dei pittori, scrittori, scultori e poeti vissuti a Carmignano e che hanno scelto questa terra come loro musa ispiratrice. Il suo racconto però, stasera, si basa su una sola delle capacità artistiche che lei stessa ha voluto donare al popolo carmignanese, la pittura. In particolar modo il suo interesse è rivolto all'opera artistica che più delle altre custodisce gelosamente, giorno dopo giorno, La Visitazione del Pontormo, il simbolo artistico più importante del paese in cui ognuno di noi riconosce le sue radici.
Fin dall'inizio ammette di essere solo guardiana, con la sua mano protettrice, di un bene che non le appartiene ma che è proprietà di tutti noi. Un bene che in sé raccoglie tutte le opere dei pittori, scrittori, scultori e poeti vissuti a Carmignano e che hanno scelto questa terra come loro musa ispiratrice. Il suo racconto però, stasera, si basa su una sola delle capacità artistiche che lei stessa ha voluto donare al popolo carmignanese, la pittura. In particolar modo il suo interesse è rivolto all'opera artistica che più delle altre custodisce gelosamente, giorno dopo giorno, La Visitazione del Pontormo, il simbolo artistico più importante del paese in cui ognuno di noi riconosce le sue radici.
Ed eccola l'arte che dall'alto del carro si posiziona al centro della piazza. Sul carro sono rappresentati vari dipinti che partendo dagli etruschi, si rifanno a diverse epoche artistiche, fino ai nostri più illustri artisti contemporanei. Al centro la Visitazione del Pontormo. Il carro è preceduto e seguito da otto figure, interamente vestite di bianco, rappresentano la materia che la mano di diversi artisti ha plasmato, pronta ad essere ancora invasa dalla lucentezza dei colori dell' Arte.
Ed ecco! Il colore all'improvviso invade la piazza, e dipinge con diverse tonalità tutte le nostre opere. Ben presto, però, la luce di questo arcobaleno è oscurata da un'inquietante ombra che trascina dietro di sé l'ultima sentinella del nostro gioco, laSuperstizione.
Questa parte del gioco potrà sembrare alquanto bizzarra, ma credeteci c'è stato un tempo, quello dei nostri nonni, dei nostri genitori, in cui streghe e paure sopravvivevano nella cultura di ogni giorno. Nell'arco della storia numerosi sono i racconti di paure che si sono manifestate, molte le apparizioni di neri e misteriosi personaggi per le vie del paese o di ombre di frati nella sagrestia della chiesa. Ad ognuno di questi fenomeni però si contrapponeva sempre un rito religioso o comunque scaramantico, ne è prova la presenza di numerosi tabernacoli nei luoghi in cui avvenivano strani fenomeni. La figura della Superstizione si presenta dall'alto del suo carro situata in un pozzo, sua dimora, da dove esce ogni notte, dopo le una per incendiare, con la sua falsa verità, la penombra della notte. È la regina del buio che si dissolve e poi riappare e, come lei stessa ammette, è il frutto di persone che come noi non hanno smesso mai di credere in lei. Con il suo vortice di mistero ed inganno invade la piazza, trainando verso di se venti figure che sono interamente inglobate all'interno della sua ragnatela. Anche il carro da cui svetta rappresenta la follia del momento attraverso strutture che presentano le più svariate forme geometriche. A terra le ragazze iniziano una danza di luce, mentre sul carro all'improvviso si materializzano otto figure che fanno da contorno ad altrettante figure imprigionate all'interno di oscure strutture. È un'emozionante danza che in sé racchiude un antico dualismo tra luce ed ombra, tra bene e male, tra la conoscenza e l'ignoto. |
Dalla follia del momento emerge, quindi, solo la figura della nostra Superstizione, che scesa dal carro si posiziona nel centro piazza per attendere l'arrivo dell'ultimo carro. È la figura di Carmignano, quella dell'inizio, che traina il quarto carro, quasi a voler accelerare il finale, perché su quel carro e più precisamente all'interno della torre, il Campano, è custodito l'obiettivo del nostro gioco, l'anima della nostra tradizione con cui vuole nuovamente riunirsi. Ed ecco il monumento più importante della storia che fa il suo ingresso sulla piazza, in tutta la sua bellezza e nella sua imponenza, pronto a liberare ciò che gelosamente ha sorvegliato. È il nostro punto di arrivo, è la soluzione del gioco e come in un puzzle che si risolve, tessera dopo tessera, anche le quattro sentinelle, una volta salite sul carro, risolvono l'enigma di questo gioco.
Con un battito di sottofondo e un canto intonato a cinque voci, si aprono le porte della libertà ed emerge la figura di una tradizione che non ha mai smesso di vivere e della sua anima che, abbandonato il carro si unisce a quella della nostra terra trascinandoci in una danza, sigillo eterno di questa unione. Questo, èl'eterno battito del tempo che vive dentro i profumi ed i suoni della nostra Natura, dentro l'ardente ricordo della nostra Storia, dentro la luce dei colori della nostra Arte e dentro l'oscura trama della nostra Superstizione. E' il finale del nostro gioco, è la speranza che ognuno di noi possa vivere ogni istante della sua vita senza mai dimenticarsi di colui che gli ha dato la vita, Carmignano e di colei che l' ha plasmata, la Tradizione.