2012
Canto brado
NIPOTE: Stasera ho qualcosa a cui pensare. O qualcuno. Ho trent’anni, un animo sereno, e una vita che cresce dentro di me. Penso. E’ solo una scusa, come tante altre, per rimanere con me stessa, lontana dal mondo, lontana da ciò che oggi mi spaventa, ma vicina, più di quanto creda, a ciò che sembra ormai trascorso. Parlo. Con tutto ciò che ho intorno, con i tetti, le foglie, la terra, forse anche con Dio. Ma soprattutto parlo con i ricordi, quelli più belli, che hanno preso casa nel cuore.
Mio nonno è morto il giorno del mio quinto compleanno: non ho ricordo di lui, se non una fotografia a colori, che il tempo ha consegnato a me.
Ora che mio figlio sta per nascere, mi chiedo che ne sarà di tutto questo, se rimarrà traccia di queste tradizioni. Vorrei provare ad immaginare un secolo di storia della nostra terra, di Carmignano, ricostruendola attraverso i racconti di chi c’era, attraverso la memoria di chi ci ha trascorso una vita. Vorrei sentire la voce che tante volte ho immaginato, e vedere il suo viso, ora inanimato, che mi parla…
Mio nonno è morto il giorno del mio quinto compleanno: non ho ricordo di lui, se non una fotografia a colori, che il tempo ha consegnato a me.
Ora che mio figlio sta per nascere, mi chiedo che ne sarà di tutto questo, se rimarrà traccia di queste tradizioni. Vorrei provare ad immaginare un secolo di storia della nostra terra, di Carmignano, ricostruendola attraverso i racconti di chi c’era, attraverso la memoria di chi ci ha trascorso una vita. Vorrei sentire la voce che tante volte ho immaginato, e vedere il suo viso, ora inanimato, che mi parla…
NONNO: Stasera, piccina, vorrei raccontarti una storia che non ti ho mai potuto raccontare. Una storia che parla di me, della nostra famiglia, di Carmignano. La mia vita è racchiusa in una manciata di fotografie in bianco e nero. Su ciascuna di esse ho scritto dei versi, col cuore, di getto… un pensiero, il mio Canto Brado.
NIPOTE: Questa è la mia terra: mi tende la mano. Passeggio con lei, all’ombra del Campano, la torre civica, il nostro simbolo, l’emblema che orgogliosamente mostriamo. Le sue antiche pietre sono testimoni silenziose di ciò che è stato. NONNO: Da bambino correvo fin lassù in alto, e rimpiattato dietro le siepi mi incantavo a guardare Gigi di’ Banci suonare la grossa campana che batteva le ore. NIPOTE: Carmignano si apre sotto di me, con le luci che si accendono, e le vie che si apprestano ad addormentarsi. Il sole, spegnendosi, in punta di piedi, si spoglia delle tonalità rosso fuoco e lascia il posto ai raggi di una grande luna piena. Una leggera brezza di settembre accarezza i miei capelli, sento dei passi, dei sussurri in lontananza. |
NONNO: Poi tornando verso casa, ci si fermava sull’aia della Pie’ Vecchia, attorno al pozzo, o seduti sotto il vecchio ulivo, mentre le nonne facevano la treccia e i vecchi cantavano in ottava rima.
NIPOTE: In un istante il paesaggio si trasforma, la terra si anima, e le colline si aprono sulla pianura come un mare lussureggiante.
NIPOTE: Un album di ricordi, fotografie custodite in cassetti che odorano di naftalina mi accompagnano alla scoperta di una Carmignano che non c’è più, dove la storia di mio nonno si fa storia di una comunità; un mondo fatto di polvere, di frammenti di gioie che brillano nella miseria. Vorrei dare nuovamente luce, colore a quei ricordi in bianco e nero, a quel mondo che non mi appartiene.
NIPOTE: In un istante il paesaggio si trasforma, la terra si anima, e le colline si aprono sulla pianura come un mare lussureggiante.
NIPOTE: Un album di ricordi, fotografie custodite in cassetti che odorano di naftalina mi accompagnano alla scoperta di una Carmignano che non c’è più, dove la storia di mio nonno si fa storia di una comunità; un mondo fatto di polvere, di frammenti di gioie che brillano nella miseria. Vorrei dare nuovamente luce, colore a quei ricordi in bianco e nero, a quel mondo che non mi appartiene.
NONNO: La Carmignano che conoscevo era fatta di viottole polverose. Viottole che portano a quando ero bambino, a quando mi sedevo sull’erba bagnata dalla rugiada, guardando le nuvole rincorrersi nel cielo. Carmignano era un piccolo paese: una via, lunga pressappoco cento metri, e due piazze, che giocavano a nascondino, dove si poteva imparare ciò che il mondo intero non ti avrebbe mai potuto insegnare.
NIPOTE: Penso ad una Carmignano felice, contenta del poco che ha. Una Carmignano che vive dei prodotti della terra, e dalla terra prende vita. I campi sono una distesa di buona terra, che il variare delle stagioni colora di diverse sfumature. Una terra marrone, che domina su tutto: nei cigli, per le strade, sul tronco degli ulivi, sui vestiti dei contadini che la lavorano. NONNO: Sono cresciuto tra quattro case, tra gente povera e buona, quando ogni piccolo graffio era una riga di mille parole, quando per divertirsi bastava poco, e passavamo giornate intere, per strada, a guardare volare un aquilone. NIPOTE: Dietro gli usci delle grandi case raccolgo i sorrisi dei bambini, con i pantaloni sopra il ginocchio e le scarpe più grandi del dovuto. Sotto i cappelli di paglia intravedo sguardi che mi fissano, attraverso l’obiettivo, scavalcando gli anni, beffandosi del tempo. Un angolo di paese mi appare davanti, con le sue case, le piazze, la “fonte” dove si fa il bucato. Immagini di tanto tempo fa, che i tuoi versi oggi riescono a colorare. |
“Vecchio olivo dell’orto
cavia e monumento
nato, morto e risorto.
La memoria bambina
torna alla fonte del pesco
lì la nonnina
faceva i bucati
di fatiche imbiancati”
NONNO: Era la vita, insomma, la vita di allora.
NONNO: Si dice che quando la nostra vita cambia improvvisamente il tempo si ferma. Ed è vero. Una notte incontrammo tutti il nostro destino. La guerra!
cavia e monumento
nato, morto e risorto.
La memoria bambina
torna alla fonte del pesco
lì la nonnina
faceva i bucati
di fatiche imbiancati”
NONNO: Era la vita, insomma, la vita di allora.
NONNO: Si dice che quando la nostra vita cambia improvvisamente il tempo si ferma. Ed è vero. Una notte incontrammo tutti il nostro destino. La guerra!
NONNO: Le zolle erano diventate rosse, e lacrimavano sangue. Come in tutte le favole, anche a Carmignano arrivò il momento più triste, quando, nell’inverno del ’44, apparvero all’orizzonte i primi aerei. Ci spostavamo in continuazione, per i bombardamenti. La guerra totale che ci invadeva trasformò ogni casa in un campo di battaglia. Per questo fuggivamo. Eravamo sfollati, e vivevamo alla giornata, delle cose che riuscivamo a raccattare. Coperti di stracci, il freddo e la neve che faceva vacillare i ginocchi, e tremare tutte le ossa. Eppure continuavamo a camminare a testa alta, senza paura. Certo è che noi, la storia, non la imparammo sui banchi di scuola. La vivemmo. Per davvero. E la Storia, credi, era una cosa seria.
NIPOTE: Immagini di macerie: una donna, seduta in modo composto, che piange il figlio appena ucciso. Nel buio, le canne scure dei fucili si innalzano come severi indici puntati, pronti a sputare sentenza di morte. Chissà chi è quella donna… |
NONNO: Era la Maria. Alighiero, il suo figliolo, lo avevano ammazzato vicino alla Bellanda. Pensavano gli avesse rubato due chili di patate ai tedeschi, ma l’era solo la fame! Quando me lo dissero, a stento trattenni le lacrime. Tornato a casa, tremando di rabbia, mi misi a scrivere…
NONNO: Era la terra a proteggerci. Vivemmo per un anno nascosti in un buco nero, una porta verso l’Inferno. Ero ragazzo allora e son cresciuto col dramma negli occhi:
“Il giorno che ci sedemmo, bambini, sul tumolo erboso non sapevamo che lì riposassero ossa di soldato. La croce non c’era, una rondine vecchia, girava, girava…” |
NIPOTE: Una sola memoria: quella di tante vite, avvolte nel solito destino; una fredda culla in legno fasciata dal tricolore, in cui poter riposare.
NIPOTE: Uno sbuffo di vapore, le rotaie che corrono, parallele, per miglia. Carmignano, come molti altri paesi, ha una stazione. La stazione è un luogo di transito, di arrivo o di partenza, non sempre felici, anzi, spesso dolorose.
NONNO: La guerra aveva lasciato profonde ferite. I miei amici dell’infanzia se ne andavano ed io rimanevo l’unico a sorvegliare i ruderi di ricordi che si lasciavano dietro. Una terra generosa, la nostra; ricca di colori. Una terra che vedeva i suoi figli partire, portandosi dietro un pezzo di ciò che era stato. Un altro lo lasciavano lì, protetto e custodito nei tronchi e tra le fronde degli alberi, in attesa, forse, un giorno, di ritornare sul monte, a guardare dove poter morire. Perché noi non si sa morire fuori dalla nostra terra. NIPOTE: Penso a te, nonno, alla nostra grande casa, penso alla nonna. La vedo, in vestaglia e grembio, tiene per mano la mamma ancora piccola. Con quale forza, con quale spirito hai deciso di non andartene… |
NONNO: Guardavo negli occhi la tu’ mamma, pensando che sarebbe dovuta crescere a Carmignano. L’era ferma sui binari con la pezzuola bianca, mentre la tu’ nonna le stringeva la mano. Le salutavano Bruno, i’ mi’ fratello. Insieme alla moglie emigrò in Svizzera. Avevano portato poche cose: nella valigia di cartone, però, rimaneva sempre un po’ della terra d’origine. (BCK: Avevano portato poche cose: nella valigia di cartone, però, rimanevano gli occhi, gli sguardi di chi lasciavano dietro di sé.)
NIPOTE: Prima di ora avevo già guardato questa foto. Ma non mi era mai venuto in mente che si potesse anche partire, per sempre.
NIPOTE: Prima di ora avevo già guardato questa foto. Ma non mi era mai venuto in mente che si potesse anche partire, per sempre.
NONNO: Per noi che rimanevamo, la vita seguitava nei soliti modi, col lavoro dei campi. Uno degli avvenimenti più importanti era quello della battitura. Sui campi, pareva si fosse disteso un manto d’oro: centinaia, migliaia di spighe, danzavano nel vento caldo d’estate, sollevando le braccia al cielo. Il pomeriggio, durante le ore di riposo, sotto gli olivi, per non sentire troppo la mancanza di chi se ne era andato lontano, incominciavo ad intrecciare versi fatti di terra e di sole…
NIPOTE: Se chiudo gli occhi mi siedo tra i campi rigogliosi, campi illuminati dal sole e tempestati di rosseggianti papaveri. Non ancora mietute, le spighe si distendono in magiche onde di luce.
NONNO: La battitura era una tradizione che si ripeteva sempre uguale, ma per tutti aveva un sapore diverso. Per me aveva il sapore del pane. Tanta fatica era ripagata dal profumo fragrante che usciva dal forno delle cene sull’aia. E la contentezza, come da bambini, di addormentarsi sul letto di paglia appena mietuta.
NONNO: Infondo era la vita che riprendeva; la terra era tornata a dare frutti. Quella terra che ci aveva protetti durante la guerra e sfamati negli anni della miseria già stava voltando pagina, preparando per sé un triste avvenire.
NONNO: La battitura era una tradizione che si ripeteva sempre uguale, ma per tutti aveva un sapore diverso. Per me aveva il sapore del pane. Tanta fatica era ripagata dal profumo fragrante che usciva dal forno delle cene sull’aia. E la contentezza, come da bambini, di addormentarsi sul letto di paglia appena mietuta.
NONNO: Infondo era la vita che riprendeva; la terra era tornata a dare frutti. Quella terra che ci aveva protetti durante la guerra e sfamati negli anni della miseria già stava voltando pagina, preparando per sé un triste avvenire.
NONNO: Era un ferragosto di tanti anni fa, e con la nonna decidemmo di andare a Pietramarina. Per una merenda nel bosco, come si faceva a quel tempo, col pranzo portato da casa, e si partiva tutti insieme, la mattina.
NIPOTE: La foto più bella è proprio quella. La mia famiglia e alcune persone che non conosco, posano vicino al Masso di Pietramarina. Sullo sfondo piante secolari, talvolta millenarie, primeggiano tra i boschi che si estendevano da Artimino, lungo tutta la cresta del Montalbano. Ad un tratto il ricordo si interrompe; quei ricordi si spengono, e si riaccendono le fiamme di un devastante incendio.
NONNO: Questa terra, che sempre ci aveva permesso di vivere si ribellò, richiamando a sé il diritto di esistere, rinnegando l’incuria nella quale era caduta. Si scosse una notte dell’agosto del ’73: per una settimana, ogni sera, il terrore che il fuoco potesse arrivare fino alle case. Con la paura delle fiamme che avanzavano la mia mano cominciò a scrivere…
NIPOTE: La foto più bella è proprio quella. La mia famiglia e alcune persone che non conosco, posano vicino al Masso di Pietramarina. Sullo sfondo piante secolari, talvolta millenarie, primeggiano tra i boschi che si estendevano da Artimino, lungo tutta la cresta del Montalbano. Ad un tratto il ricordo si interrompe; quei ricordi si spengono, e si riaccendono le fiamme di un devastante incendio.
NONNO: Questa terra, che sempre ci aveva permesso di vivere si ribellò, richiamando a sé il diritto di esistere, rinnegando l’incuria nella quale era caduta. Si scosse una notte dell’agosto del ’73: per una settimana, ogni sera, il terrore che il fuoco potesse arrivare fino alle case. Con la paura delle fiamme che avanzavano la mia mano cominciò a scrivere…
NIPOTE: Raccontano di fiamme, alte alcuni metri, che avvolgono i tronchi e divorano le macchie. Un denso fumo nero che sale alto, verso il cielo, quasi pregandolo di venire in soccorso. Come poteva la natura distruggere se stessa?
NONNO: Nessuno l’aveva predetto; ciò che avevamo atteso alla fine arrivò. Per giorni avevano provato a contenere un incendio che solo la natura poteva domare. La terra fumante ancora ansimava per la violenza che aveva subito, quando si pentì di ciò che aveva compiuto. Improvvisamente si addensarono sopra le nostre teste, enormi nuvole cariche d’acqua, ed un’inattesa pioggia estiva pose fine a quel dolore.
“Cerchi un rivolo pulito
una zolla che vegeti
un riseminare
a pugno schiuso”
“Cerchi un rivolo pulito
una zolla che vegeti
un riseminare
a pugno schiuso”
NONNO: Dopo quella notte, dopo aver avuto paura di perdere tutto, si avvertì il bisogno di catturare le immagini di questa terra attraverso l’arte, e con l’arte stessa donarle immortalità.
NIPOTE: L’arte è un’eccellente testimonianza della storia e della cultura del nostro paese. I colori, le forme, le note, le parole del Novecento carmignanese parlano delle persone che vi vivono, raccontano dell’umiltà della nostra gente, delle loro case, e delle siepi dove i vecchi si trovano a guardare il tramonto.
NONNO: In principio Martini raccoglieva l’argilla, lungo i cigli dei campi. Poi le sue abili mani modellavano, impastavano, creavano sculture, belle, attimi fissati per l’eternità, plasmati dalla terra delle colline di Carmignano. Ed in questa terra le opere sarebbero rimaste. Un cerchio che si chiudeva.
NONNO: Dalle nostre colline scaturiva l’ispirazione artistica. La mota di questi colli aveva dato vita alle sculture di Quinto Martini; le tele di Alberto Moretti avevano catturato i colori e le sfumature di questi colli; la melodia della nostra vita agreste risuonava sui colli e nelle poesie di Florio Londi:
NIPOTE: L’arte è un’eccellente testimonianza della storia e della cultura del nostro paese. I colori, le forme, le note, le parole del Novecento carmignanese parlano delle persone che vi vivono, raccontano dell’umiltà della nostra gente, delle loro case, e delle siepi dove i vecchi si trovano a guardare il tramonto.
NONNO: In principio Martini raccoglieva l’argilla, lungo i cigli dei campi. Poi le sue abili mani modellavano, impastavano, creavano sculture, belle, attimi fissati per l’eternità, plasmati dalla terra delle colline di Carmignano. Ed in questa terra le opere sarebbero rimaste. Un cerchio che si chiudeva.
NONNO: Dalle nostre colline scaturiva l’ispirazione artistica. La mota di questi colli aveva dato vita alle sculture di Quinto Martini; le tele di Alberto Moretti avevano catturato i colori e le sfumature di questi colli; la melodia della nostra vita agreste risuonava sui colli e nelle poesie di Florio Londi:
“So perché mi dipingi di spalle,
di troppo impegno è una fronte in sudore.
Lungo è il tempo dell’arte,
breve il mio.
Basta una tinta sola,
restare in bilico è l’atto incosciente
del giorno che non avevi perduto”
di troppo impegno è una fronte in sudore.
Lungo è il tempo dell’arte,
breve il mio.
Basta una tinta sola,
restare in bilico è l’atto incosciente
del giorno che non avevi perduto”
NIPOTE: Istantanea di momenti felici: l’inaugurazione del Parco Museo, a Seano. Le statue nuove, appena fuse, brillano al sole. Un luogo ameno, in una piccola valle, circondato dalle dolci colline di Carmignano, che come una corona lo abbracciano; il ricordo di quegli artisti che, col loro lavoro, hanno omaggiato Carmignano.
NONNO: Prima di lasciarti, pensando a te, mentre la tua mano stringeva forte il mio dito, ho scritto questi ultimi versi, sperando un giorno che tu li leggerai:
NONNO: Prima di lasciarti, pensando a te, mentre la tua mano stringeva forte il mio dito, ho scritto questi ultimi versi, sperando un giorno che tu li leggerai:
NIPOTE: Ci sono momenti in cui la vita regala attimi di bellezza inattesa. Ti accorgi che intorno a te tutto è perfetto, il dono di un cielo meno distratto del solito. Tutto sembra sincero. La nascita di una nuova vita, l'alba di un cambiamento o semplicemente la conferma di un sentimento segreto, custodito con pudore dentro di noi. In quei momenti non mi manca nulla. In questo libro, in questo album di fotografie, è trascritta la storia di una vita. Aprirlo, sfogliarlo, significa colorare quei ricordi di nuove sfumature, immaginare il profilo di mio nonno, e ritrovare una cara foto. Ero piccola ed in fondo di mio nonno ricordo poche cose. Eppure quel profumo di incenso mi è rimasto addosso: mi riempie la gola, i polmoni, e mi lascia senza fiato; è un profumo che sento ancora oggi nell'anima. Nonno, vorrei sentire per una volta le tue carezze; per l’ultima volta, il nostro canto:
NONNO: Ciò che veramente rimpiango, bambina mia, è che non potrò mai vederti cresciuta, vederti donna, e poterti riabbracciare. Mi mancano tutte le cose che avrei potuto scoprire con te, tutto ciò che avremmo potuto vivere insieme.
NONNO: L’ultimo capitolo di questo libro parlava di noi, degli ultimi giorni passati insieme sotto il grande ulivo dell’aia. I nostri sorrisi, certi e sicuri, e la tua piccola mano che stringeva una vecchia bambola. Ti tenevo sulle ginocchia. Ti vedevo così simile a me, così indifesa nel cammino della vita. E alla fine ho pianto. Era tanto che non lo facevo. Le lacrime non conoscevano da troppo tempo la forma del mio viso. Arrivate agli occhi cadevano all'indietro, in fondo al cuore. Conserva ciò che è stato, perché il passato possa rinascere in un nuovo ricordo che...
NONNO: L’ultimo capitolo di questo libro parlava di noi, degli ultimi giorni passati insieme sotto il grande ulivo dell’aia. I nostri sorrisi, certi e sicuri, e la tua piccola mano che stringeva una vecchia bambola. Ti tenevo sulle ginocchia. Ti vedevo così simile a me, così indifesa nel cammino della vita. E alla fine ho pianto. Era tanto che non lo facevo. Le lacrime non conoscevano da troppo tempo la forma del mio viso. Arrivate agli occhi cadevano all'indietro, in fondo al cuore. Conserva ciò che è stato, perché il passato possa rinascere in un nuovo ricordo che...
ci terrà
uniti
da ieri a oggi per l’eternità
uniti
da ieri a oggi per l’eternità
Un ringraziamento speciale ai rionali che anche quest'anno si sono adoperati nella ideazione e realizzazione della sfilata
Guarda i retroscena della realizzazione ed i momenti salienti della sfilata 2012. Le nostre intuizioni che prendono forma.