2005
Notte di echi lontani
"La luna si tenderà nel cielo come un arco d'argento e veglierà tutta la notte sul ricordo della nostra storia..."
Antiche storie di uomini narrano che quando il padre degli dei e degli immortali si suddivisero la terra, questa non era ancora questa visibile ma giaceva nel profondo degli abissi di quel mare che allora regnava incontrastato. Tra quelle onde navigava in un'errante solitudine Elbanus, figlio del dio Ramdes e di una comune mortale. Era scritto quel giorno il suo destino si sarebbe incontrato con quello di una terra che, come una dea, sarebbe nata dalla spuma delle acque e insieme a lei avrebbe camminato fianco a fianco, fino agli ultimi istanti della sua breve vita mortale. Ebbero compimento così, secondo verità, le antiche premonizioni divine.
Antiche storie di uomini narrano che quando il padre degli dei e degli immortali si suddivisero la terra, questa non era ancora questa visibile ma giaceva nel profondo degli abissi di quel mare che allora regnava incontrastato. Tra quelle onde navigava in un'errante solitudine Elbanus, figlio del dio Ramdes e di una comune mortale. Era scritto quel giorno il suo destino si sarebbe incontrato con quello di una terra che, come una dea, sarebbe nata dalla spuma delle acque e insieme a lei avrebbe camminato fianco a fianco, fino agli ultimi istanti della sua breve vita mortale. Ebbero compimento così, secondo verità, le antiche premonizioni divine.
Il mare iniziò ad agitarsi e un vortice di onde travolse la tranquillità di quel momento. Oltre le grandi onde che, violente, si levavano fino all'orizzonte emerse un monte, dominato dalle rovine di un tempio antico adornato dalle distese di sublimi colli e dolci valli. Allora la dea delle Parti, d'oro incoronata, tese le mani e proclamò il solenne giuramento degli dei e così quella terra emersa nell'aria stracolma di luce, per sempre sarebbe stato il dono di Elbanus.
MADRE NATURA: nelle tue mani e al tuo sapere affido questa terra. SAGGIO: le fronde degli alberi si inchinarono al suo passaggio, la rugiada adagiato sui prati gli tese la mano e i ruderi di questi antichi monumenti lo condussero alla scoperta di questa terra magica, colma di ricchezza, ma povera di colore, povera di vita, povera di…amore. MADRE NATURA: …che il tuo amore, la tua passione la rendano viva. ELBANUS: Nel silenzio di questa eco, nel caldo abbraccio del cielo e della terra, edificherò una nuova civiltà. La modellerò a somiglianza delle grandi città, la renderò imbattibile, rigogliosa e con lei lascerò, al trascorrere dei secoli, la memoria della mia solitudine, il ricordo della mia storia. Terra fiorita di mille colori, inebriata da fragranti profumi, culla protettrice del soffio vitale, rifugio sicuro dell'anima. E' con lei che stringerò l'eterna alleanza, per lei combatterò sopra ogni cosa, fino alla morte. |
SAGGIO: In lei riconobbe una madre, in lei trovò quell'amore che mai aveva incontrato, quel calore che mai nessuno gli aveva donato. Ed in segno di questo legame le offrì doni superbi, racchiuse nel centro di gigantesche sfere che sospinte dal soffice alito dei venti si schiusero alla calda luce del sole. Quattro muse liberarono il Sapere e diffusero le dottrine della Musica, i principi della Pittura, le leggi dell'Agricoltura, le regole della Pastorizia. Poi la terra partorì i suoi frutti, il grano ricoprì le valli assolate di oro brillante, la vite emanò inebrianti nettari e divini piaceri, l'olivo diffuse nell'aria il suo odore acre e pungente e il fico inondò i verdi campi di vivaci sfumature, così quei colli, avvolti nella luce, iniziarono a brillare, si tinsero di nuove tonalità e in un interminabile incantesimo tornarono a nuova vita. Le ultime sfere, sospinsero il tempo, scandito dall'alternanza delle quattro stagioni: Primavera, Estate, Autunno e Inverno, un grande ciclo eterno ed infinito, che, istante dopo istante, segna l'esistenza dell'essere.
ELBANUS: Plasmerò questa mia terra, sfumandone i tratti invecchiati delle sue forme, esalterò la sua evanescente magia colorandone i nascosti pensieri e modellerò con solenne cura la sua ruvida anima. Alla fine del mio respiro abbandonerò la sua immagine alle possenti catene del tempo.
SAGGIO: Fulgida dimora la sua, coronata di splendide viole e soavi canti, piena di ineguagliabile gioia, di divina bellezza, di raggiante luce, adornata da maestosi monumenti, splendori dell'arte e del pensiero …questa era diventata la sua terra. In quel paradiso terrestre, Elbanus danzava, vibrando nell'aria, schernendo le nodose fronde degli alberi sfuggiva dall'abbraccio dei fiori e affidava il suo corpo al morbido manto erboso.
ELBANUS: Plasmerò questa mia terra, sfumandone i tratti invecchiati delle sue forme, esalterò la sua evanescente magia colorandone i nascosti pensieri e modellerò con solenne cura la sua ruvida anima. Alla fine del mio respiro abbandonerò la sua immagine alle possenti catene del tempo.
SAGGIO: Fulgida dimora la sua, coronata di splendide viole e soavi canti, piena di ineguagliabile gioia, di divina bellezza, di raggiante luce, adornata da maestosi monumenti, splendori dell'arte e del pensiero …questa era diventata la sua terra. In quel paradiso terrestre, Elbanus danzava, vibrando nell'aria, schernendo le nodose fronde degli alberi sfuggiva dall'abbraccio dei fiori e affidava il suo corpo al morbido manto erboso.
SAGGIO: In quel silenzio, in quella pace, si trovò di fronte ad una grande grotta oscura contornata da ombre in cui risuonavano melodiosi canti: era la grotta delle ninfe incantatrici. Dentro vi erano profondi invasi e grandi anfore di pietra, dove le api riponevano il miele. Vi erano sorgenti dalle quali sgorgava limpidissima acqua e poco oltre grandissimi telai di legno e sasso, dove venivano tessuti mirabili drappi purpurei. Creature divine, giovani e belle che vivevano in mezzo alla natura e popolavano i boschi, le acque, i monti. Eleganti e flessuose, indossavano lunghe vesti ariose impreziosite da luminescenti gioielli; improvvisavano danze e giochi, intrecciavano e proteggevano romantiche storie d'amore. Avevano il potere di prevedere il futuro, erano ispiratrici, guaritrici e offrivano protezione ai focolari domestici e alle donne durante il parto.
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ELBANUS: Nell'ammaliante gioco di luci e colori, il mio sguardo fu rapito dalla bellezza di una fanciulla che, adagiata sotto una grande quercia, muoveva dolcemente le sue mani, nella difficile opera di cardare la lana.
SAGGIO: Umbronis era il suo nome, richiamava l'ombreggiare delle fronde dell'albero che le aveva donato la vita e che ora la proteggeva come in un caldo abraccio. Non appena i loro occhi si incontrarono tutto intorno improvvisamente si fermò, per un lunghissimo istante.
ELBANUS: Prima che i miei occhi potessero rendersene conto il suo corpo, in un istante sparì tra i rami dell'albero, figure nere senza forma mi assalirono, trascinandomi in un vortice di dolore e paura. Avvertivo echi di disperazione, lamenti, urla, vedevo fuggire le ninfe e non capivo cosa stesse accadendo. Imprigionato in un oscuro cerchio non trovavo alcuna via di uscita. Ero annientato dal dolore, le mie deboli membra mi stavano lentamente abbandonando e ancora non riuscivo a comprendere dove mi stavano trasportando. Intorno a me vedevo solo il buio e la mia natura anche lei senza apparente ragione si rivelò improvvisamente nemica liberando, contro di me, altre figure tenebrose, dai contorni non ben definiti, che si impossessarono con forza del mio corpo.
SAGGIO: Umbronis era il suo nome, richiamava l'ombreggiare delle fronde dell'albero che le aveva donato la vita e che ora la proteggeva come in un caldo abraccio. Non appena i loro occhi si incontrarono tutto intorno improvvisamente si fermò, per un lunghissimo istante.
ELBANUS: Prima che i miei occhi potessero rendersene conto il suo corpo, in un istante sparì tra i rami dell'albero, figure nere senza forma mi assalirono, trascinandomi in un vortice di dolore e paura. Avvertivo echi di disperazione, lamenti, urla, vedevo fuggire le ninfe e non capivo cosa stesse accadendo. Imprigionato in un oscuro cerchio non trovavo alcuna via di uscita. Ero annientato dal dolore, le mie deboli membra mi stavano lentamente abbandonando e ancora non riuscivo a comprendere dove mi stavano trasportando. Intorno a me vedevo solo il buio e la mia natura anche lei senza apparente ragione si rivelò improvvisamente nemica liberando, contro di me, altre figure tenebrose, dai contorni non ben definiti, che si impossessarono con forza del mio corpo.
Sembravano anime di vecchi corpi, il loro volto non appariva si udivano solo le loro urla, il loro sconforto, i loro lamenti.
Per un istante, tra la fitta boscaglia, scorsi la sagoma di una nuova terrificante figura, solo allora capii dove ero giunto: ero nel regno delle anime erranti. In un fitto bosco, sopra un grande lago di fango, coperto dal fumo e da acri odori, pendeva un ponte levatoio e lì sostava, Eximago, signore incontrastato di quelle terre. Intorno a lui giacevano corpi decrepiti incatenati alla loro sofferenza, in attesa del loro giudizio. EXIMAGO: Mai anima vivente ha osato varcato le soglie del mio regno! E il tuo vagare si interrompe qui,nelle fiamme del fuoco arde il mistero della tua esistenza. Ascolta, ascolta le urla dei dannati, il corpo di colei che cerchi giace in quel fango, la sua sofferenza, il suo dolore, non ti lasceranno mai, mai ah, ah, ah, ah! |
ELBANUS: Quelle parole risuonarono come lancinanti echi nella mia mente, mi gettai a terra, mai più i miei occhi avrebbero potuto guardarla: l'avevo persa per sempre.
MADRE NATURA: Non temere Elbanus il destino non si è completamente compiuto l'anima della tua amata ancora non è giunta sin qui, ascolta la sua voce ti sta chiamando, ascoltala, va nel sud di questa terra è lì che la troverai, corri, raggiungila prima che il fato giunga a termine.
ELBANUS: Padre degli dei, tu che tutto puoi, riconducimi da lei. Ma perché, accade proprio a me, pace al cuore più non c'è, in questa terra che madre è stata per me! No, non l'ho chiesto al fato io, di mutar l'amore mio; da me canto a crudele pianto.
SAGGIO: Fu la notte ad accompagnarlo e a proteggerlo in quel viaggio stringendolo a sé, mentre il chiarore della luna indicava il cammino da compiere. La sua mente vagava nell'oscurità di mille pensieri: "Perché Umbronis era fuggita? Perchè quelle forze oscure lo avevano trasportato fin là? Perché i sussurri di quella voce si erano conclusi con un presagio di morte?" Non appena giunse nel luogo che gli era stato indicato, la luna si nascondeva tra le nuvole e intorno a lui vedeva solo ombre. Poi d'un tratto, prima che la civetta bianca tornasse al canto nuovo, sotto una grande quercia, vide il corpo adagiato di una fanciulla che piangeva. Riconobbe quegli occhi: era Umbronis.
MADRE NATURA: Non temere Elbanus il destino non si è completamente compiuto l'anima della tua amata ancora non è giunta sin qui, ascolta la sua voce ti sta chiamando, ascoltala, va nel sud di questa terra è lì che la troverai, corri, raggiungila prima che il fato giunga a termine.
ELBANUS: Padre degli dei, tu che tutto puoi, riconducimi da lei. Ma perché, accade proprio a me, pace al cuore più non c'è, in questa terra che madre è stata per me! No, non l'ho chiesto al fato io, di mutar l'amore mio; da me canto a crudele pianto.
SAGGIO: Fu la notte ad accompagnarlo e a proteggerlo in quel viaggio stringendolo a sé, mentre il chiarore della luna indicava il cammino da compiere. La sua mente vagava nell'oscurità di mille pensieri: "Perché Umbronis era fuggita? Perchè quelle forze oscure lo avevano trasportato fin là? Perché i sussurri di quella voce si erano conclusi con un presagio di morte?" Non appena giunse nel luogo che gli era stato indicato, la luna si nascondeva tra le nuvole e intorno a lui vedeva solo ombre. Poi d'un tratto, prima che la civetta bianca tornasse al canto nuovo, sotto una grande quercia, vide il corpo adagiato di una fanciulla che piangeva. Riconobbe quegli occhi: era Umbronis.
ELBANUS: Sconfiggerò tutti gli inganni e poi verrò a riprenderti e portarti via, portarti via con me!
UMBRONIS: Ho affidato il mio destino a mia madre, tu Elbanus cullami nella tua memoria, fino alla fine dei giorni, ricorda il nostro incontro e dal cielo parlerò, per te, io non morirò mai.
ELBANUS: Donna chi siete voi, io non vi ho vista mai nel regno di Elbanus. Cosa volete qui? Portate impurità o la felicità, che io più non ho. Perdonatemi! Ma i vostri io, il vostro sguardo io… no, no o nooooo! E andate via vi supplico, e andate via non guardatemi no; Umbronis no è mia, voi andate via o mai più tra le mie braccia la riavrò, la riavrò!
NATURA: Come posso trattenerti qui….anche se tutto ciò che speri si avverasse egli dovrebbe sempre assaporare l'amarezza della mortalità, che sia per spada o per il lento trascorrere del tempo, Elbanus morirà….e tu figlia mia, senza alcun conforto, ti trascinerai nell'oscurità, nel dubbio, come una notte che arriva senza una stella… Qui dimorerai, legata al tuo dolore, sotto gli alberi che avvizziscono finché i lunghi anni della tua vita saranno consumati… Umbronis, mia adorata, qui non c'è nulla per te, ed io non voglio vederti soffrire ancora…è nello scorrere di un fiume, nello sgorgare delle sue acque che da oggi affido, con dolore, le tue membra affinché vi possono trovare un lungo riposo.
ELBANUS: Mai scorderò quei dolci occhi, le rosse labbra, il suo soave profumo, resteranno in me, per sempre. Voglio che qui si interrompa il mio cammino, perché il mio ultimo ricordo sia di questo istante, come se mai ci fossimo perduti.
SAGGIO: Inginocchiato a terra chiese aiuto al potere divino. Fu il dio Ramdes, suo padre, ad accogliere la sua preghiera inviando sulla terra possenti figure alate protettrici dei fotogrammi della sua esistenza . In un istante tutta la sua breve vita sfilò di fronte ai suoi occhi, mentre dal cielo una forza divina rese immortale la sua anima e la pose tra le fronde degli alberi del monte sede del suo tempio. Così da quel giorno Elbanus e Umbronis sarebbero sempre stati fianco a fianco. Il suo corpo invece sarebbe rimasto, in eterno, a sorreggere l'unica cosa che li avrebbe potuti dividere: un grande masso, che rialzato permise all'acqua di defluire. Gli dei decisero, infine, che quella terra, che ancora un nome non aveva, fosse per sempre ricordata, con il nome del lavoro che la ninfa svolgeva il giorno in cui le loro vite si incontrarono:
CARMINARE…CARMINATIO…. CARMIGNANUM.
NARRATORE: Carmignano vive da sempre, come in un caldo abbraccio, tra questo monte e questo fiume. A nord il MONTALBANO, a sud l'OMBRONE ancora uniti da questo enorme masso che pronto a cedere da un momento all'altro, sembra come sorretto da una forza ignota, forse proprio quella di quell'amore. Da quel sentimento stroncato è nata la nostra terra, da un amore che va oltre la vita, quell'amore che ci tiene legati alle nostre radici, alle nostre tradizioni, celando il legame segreto che ci rende figli del nostro tempo e del luogo in cui siamo nati, di quella NOTTE DI ECHI LONTANI.
UMBRONIS: Ho affidato il mio destino a mia madre, tu Elbanus cullami nella tua memoria, fino alla fine dei giorni, ricorda il nostro incontro e dal cielo parlerò, per te, io non morirò mai.
ELBANUS: Donna chi siete voi, io non vi ho vista mai nel regno di Elbanus. Cosa volete qui? Portate impurità o la felicità, che io più non ho. Perdonatemi! Ma i vostri io, il vostro sguardo io… no, no o nooooo! E andate via vi supplico, e andate via non guardatemi no; Umbronis no è mia, voi andate via o mai più tra le mie braccia la riavrò, la riavrò!
NATURA: Come posso trattenerti qui….anche se tutto ciò che speri si avverasse egli dovrebbe sempre assaporare l'amarezza della mortalità, che sia per spada o per il lento trascorrere del tempo, Elbanus morirà….e tu figlia mia, senza alcun conforto, ti trascinerai nell'oscurità, nel dubbio, come una notte che arriva senza una stella… Qui dimorerai, legata al tuo dolore, sotto gli alberi che avvizziscono finché i lunghi anni della tua vita saranno consumati… Umbronis, mia adorata, qui non c'è nulla per te, ed io non voglio vederti soffrire ancora…è nello scorrere di un fiume, nello sgorgare delle sue acque che da oggi affido, con dolore, le tue membra affinché vi possono trovare un lungo riposo.
ELBANUS: Mai scorderò quei dolci occhi, le rosse labbra, il suo soave profumo, resteranno in me, per sempre. Voglio che qui si interrompa il mio cammino, perché il mio ultimo ricordo sia di questo istante, come se mai ci fossimo perduti.
SAGGIO: Inginocchiato a terra chiese aiuto al potere divino. Fu il dio Ramdes, suo padre, ad accogliere la sua preghiera inviando sulla terra possenti figure alate protettrici dei fotogrammi della sua esistenza . In un istante tutta la sua breve vita sfilò di fronte ai suoi occhi, mentre dal cielo una forza divina rese immortale la sua anima e la pose tra le fronde degli alberi del monte sede del suo tempio. Così da quel giorno Elbanus e Umbronis sarebbero sempre stati fianco a fianco. Il suo corpo invece sarebbe rimasto, in eterno, a sorreggere l'unica cosa che li avrebbe potuti dividere: un grande masso, che rialzato permise all'acqua di defluire. Gli dei decisero, infine, che quella terra, che ancora un nome non aveva, fosse per sempre ricordata, con il nome del lavoro che la ninfa svolgeva il giorno in cui le loro vite si incontrarono:
CARMINARE…CARMINATIO…. CARMIGNANUM.
NARRATORE: Carmignano vive da sempre, come in un caldo abbraccio, tra questo monte e questo fiume. A nord il MONTALBANO, a sud l'OMBRONE ancora uniti da questo enorme masso che pronto a cedere da un momento all'altro, sembra come sorretto da una forza ignota, forse proprio quella di quell'amore. Da quel sentimento stroncato è nata la nostra terra, da un amore che va oltre la vita, quell'amore che ci tiene legati alle nostre radici, alle nostre tradizioni, celando il legame segreto che ci rende figli del nostro tempo e del luogo in cui siamo nati, di quella NOTTE DI ECHI LONTANI.
ELBANUS UMBRONIS: "DIVERSI GIORNI SCENDERANNO RAPIDI NEL BUIO E LUNGHE NOTTI FUGACI COME IL SOGNO CONSUMERANNO RAPIDE IL TEMPO POI LA LUNA SI TENDERA' DI NUOVO NEL CIELO COME UN ARCO D'ARGENTO E VEGLIERA' TUTTA LA NOTTE SUL RICORDO DELLA NOSTRA STORIA…"